Non perdere il filo è un laboratorio di sartoria dove giovani con disabilità creano, realizzano e vendono capi di abbigliamento. L’iniziativa prenderà l’avvio a Sassuolo presso l’associazione di promozione sociale “L’ora del noi”, nata con l’intento di favorire il più possibile l’autonomia delle persone diversamente abili e la loro integrazione in un contesto sociale e lavorativo.

Il progetto, finanziato dalla Fondazione di Modena con 18.750 euro (su un costo complessivo di 22.750 euro), prevede una prima fase formativa, una fase progettuale e, infine, la realizzazione di cartamodelli che serviranno da base per il taglio delle stoffe e la confezione dei capi. Successivamente verrà creato un catalogo e definito un piano di marketing sui social media. L’inizio dell’attività, di durata annuale, è previsto nel mese di settembre 2020.

Il contesto del progetto è il distretto di Sassuolo, dove soggetti del mondo del volontariato locale e del lavoro e, in particolare, il “Piano di zona per la salute e il benessere sociale 2018-2020” hanno evidenziato la necessità di sostenere i giovani adulti in condizioni di disabilità non grave che si trovano in grande difficoltà nel reperire e mantenere un lavoro. Ciò è causa di esclusione sociale della persona non autosufficiente; conseguentemente, i ‘caregivers’ a loro volta rischiano l’isolamento. Le persone con disabilità non vedono valorizzate e indirizzate le proprie facoltà fisiche, mentali, sociali e professionali, con una conseguente esclusione dal mondo del lavoro e una scarsa realizzazione di sé.

I risultati attesi del progetto sono:
– la creazione di una produzione sartoriale stabile, di un brand aziendale, di una rete commerciale e di un catalogo;
– l’avvio di nuove forme di imprenditorialità in cui i ragazzi possano gestire un proprio laboratorio di sartoria e/o attività collaterali;
– la creazione di un modello sperimentale di un laboratorio di sartoria che possa essere replicato per altre attività artigianali;
– la maggiore autonomia dei partecipanti: alla fine del percorso si suppone che il 30% dei ragazzi sia in grado di realizzare autonomamente un abito e/o accessorio, e l’ 80% dei partecipanti abbia acquisito maggiore autonomia nella cura delle cose, nello spostamento casa-scuola e nel crearsi una rete amicale;
– la creazione di relazioni di collaborazione con aziende ed artigiani per ampliare la fase di stage/lavoro dei ragazzi ed indirizzarli nelle loro esperienze lavorative;
– la nascita di una forma di welfare generativo a beneficio degli “aiutati” e dell’intera comunità.