Ad applaudire la pièce messa in scena dal Teatro dei Venti con attori detenuti c'era anche il Vescovo di Modena, mons. Castellucci

Si è conclusa recentemente a Gombola, nell’Appennino modenese, una residenza artistica promossa dal Teatro dei Venti dedicata a operatori artistici e socio-culturali impegnati nel teatro in carcere, culminata nella messa in scena di uno spettacolo dal titolo “Padri e figli”.

Il progetto, realizzato in collaborazione con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna e sostenuto dalla Fondazione di Modena, oltre che dalla Regione e dai Comuni di Modena e di Castelfranco Emilia, coinvolge non solo gli artisti della compagnia del Teatro dei Venti ma anche gli allievi attori dei corsi di formazione e i carcerati delle case di detenzione Sant’Anna di Modena e Castelfranco Emilia. Obiettivo generale del workshop è stato affinare le capacità degli operatori attraverso attività di scambio e formazione, che hanno coinvolto direttamente registi, attori detenuti, operatori in formazione, pubblico attivo e cittadinanza.

 «”Padri e Figli” è un’indagine fortemente radicata nella nostra cultura, che guarda ai complessi rapporti che intercorrono tra padri, madri e figli, tra maschile e femminile, tra generazioni che si confrontano talvolta in modo aspro e violento. – spiega il direttore artistico del Teatro dei Venti  Stefano Tè – Da un lato l’eredità di un mondo che è stato, dall’altro la necessità di costruirne uno nuovo attraverso l’affermazione della propria identità».

Due sono state le figure accostate come punto di partenza dal regista modenese: Cristo e Pinocchio. «Siamo partiti avvicinando tra loro questi due personaggi che apparentemente potrebbero sembrare molto lontani e invece ci siamo resi conto di quanto, accostandoli con cura e cautela, abbiano tratti molto comuni, scoprendo come nel capolavoro di Collodi ci sia molto di quella che è stata la storia di Cristo».

Tra gli spettatori della rappresentazione tenutasi a conclusione del workshop c’era anche il Vescovo di Modena, Monsignor Erio Castellucci, che ha espresso parole di grande elogio:

«L’intreccio di due narrazioni fondamentali per la cultura mondiale, il Vangelo e Le avventure di Pinocchio, è stato costruito e rappresentato in modo molto incisivo. […] Sono stato molto colpito dalla bravura degli attori e dall’ispirazione degli ideatori e dei registi; pensando all’intento dell’integrazione, ai sacrifici delle persone coinvolte, all’intensità delle interpretazioni (indimenticabile la madre che tenta di abbracciare la croce), alla perfezione dei gesti e delle parole, sono davvero ammirato».